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Scrittore molto noto negli anni Venti e Trenta, amato dal giovane Primo Levi, Feuchtwanger si trasferì in Francia dopo l'ascesa di Hitler al potere. Ma allo scoppio della guerra, in quanto proveniente da un Paese nemico, fu internato in un campo ricavato in una ex fornace di mattoni vicino ad Aix-en-Provence. Il libro è il resoconto della lunga estate del 1940 quando lo scrittore, insieme ad altri duemila tedeschi e austriaci, vive un'esperienza sempre più angosciante man mano che le truppe della Wehrmacht avanzano nella Francia collaborazionista e si avviano a «liberare» i connazionali internati. Racconto acuto, ironico nella sua drammaticità, scritto in una prosa asciutta e al contempo riflessiva in cui l'autore riesce a vedere se stesso con l'occhio di uno scrittore e non di una vittima. Con la consapevolezza di narrare, in prima persona, una serie di episodi che preludono alla fine di un mondo. [...] (Dalla prefazione di Wlodek Goldkorn)