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Quando Lirnesso viene conquistata dai Greci, Briseide, sopravvissuta al massacro della sua famiglia, viene portata via dalla città come un trofeo e consegnata ad Achille. A diciannove anni diventa concubina, schiava, infermiera, assecondando qualunque necessità dell'eroe splendente. Ma non è sola. Insieme a lei innumerevoli donne vengono strappate dalle loro case e consegnate ai guerrieri nemici. Ed è così che confinate nell'accampamento - e nella tenda di Achille - Briseide e le sue compagne assistono alla guerra di Troia e raccontano ciò che vedono. Episodi entrati nel mito, ma anche quelli che non sono stati registrati dalle cronache ufficiali perché legati alla miserabile vita delle ragazze. Da Agamennone a Odisseo, da Achille a Patroclo, da Elena a Briseide, Pat Barker racconta la guerra più famosa di tutti i tempi dal punto di vista delle donne.
"Il grande Achille. Il luminoso, splendido Achille; Achille simile a un dio. Ma Achille, per noi,era solo un macellaio. Scopava in fretta, uccideva in fretta, e nel mio caso non c'era differenza. Una parte di me morì quella notte Pensai: «Io invece faccio una cosa che innumerevoli donne prima di me sono state costrette a fare: apro le gambe all'uomo che ha ucciso mio marito e i miei fratelli»." Eccolo il Pelide, il glorioso, dal rapido passo, dai biondi capelli, il veloce, il pastore di eserciti… Qui però narrato da una donna, una schiava, poco meno di un oggetto, “il premio” Briseide, vinta a Lirnesso dove era moglie di re, e trascinata negli accampamenti achei ad assecondare il semi dio dal tallone fragile, che nelle sue parole diventa appunto “solo un macellaio”. E gli occhi di Briseide diventano l’impietosa telecamera che ci restituisce non già l’epica virile e nobile a cui una scuola e una narrazione forse un po’ troppo machiste ci avevano abituati, bensì una brutta storia di uomini piccoli e vanagloriosi, sudici e iracondi, violenti e meschini. Loro, le schiave, le donne, le madri, le sorelle, le figlie, le mogli, diventate oggetto di razzie, degradate, violate e relegate al ruolo di suppellettile silenzioso, osservano, ascoltano, annusano e, nel segreto delle loro misere tende, parlano e sfogano, raccontano e traducono ad un lettore lontano migliaia di anni la realtà della guerra più antica e cantata, quella di Troia, che in essa però già racchiude l’ orrore e l’assenza di senso intrinsechi a tutti i conflitti, di ieri e di oggi. Le donne, custodi della storia orale, traduttrici abili ed esperte, che Omero o chi per lui ha silenziato, sono qui le artefici di un crudo e dettagliato resoconto che non risparmia il “saggio” Odisseo (“che alla fine restava sdraiato a guardare il soffitto e si perdeva in tirate nostalgiche su sua moglie Penelope, alla quale era devotissimo”), che si prende gioco di Nestore, troppo vecchio per andare in battaglia (“…anche per altro?” chiede Briseide alla sua schiava, poco piú che bambina), che immortala gli eroi non già sui campi di battaglia, bensì nelle latrine, sporchi e trascurati, riducendoli a ciò che verosimilmente dovettero essere: soldati abbruttiti, poco più che bestiole, che solo hanno avuto il merito di appartenere all’altra metà del cielo e dunque unici degni ad essere fino ad oggi raccontati. Lo consiglio alle donne che conosco, perché è bello ascoltare sorelle che ci parlano da altre ere, e perché, benchè sia una operazione già vista e sperimentata, questa declinazione dell’epica classica in chiave più moderna e femminista è scritta in modo scorrevole ed appassionante. E lo consiglio agli uomini, perché quelli che conosco, nelle loro debolezze e nelle loro virtù, nei gesti di rispetto, nell’attenzione e nella tenerezza, insomma nel loro eroismo quotidiano, non potranno non apprezzare queste ragazze silenti e le loro storie, il femminismo buono (ne esiste forse di altro tipo?) di cui è piena ogni pagina di questo bel romanzo. Insomma, venite a darci un’occhiata, anche solo per farci sopra una bella chiacchierata, che a noi bambine si sa, il silenzio piace…ma a piccole dosi… IL SILENZIO DELLE RAGAZZE, Pat Barker, 2018, Einaudi Stile Libero BIG tradotto da Carla Palmieri. Pp 344