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Ida è appena sbarcata a Messina, la sua città natale: la madre l'ha richiamata in vista della ristrutturazione dell'appartamento di famiglia, che vuole mettere in vendita. Circondata di nuovo dagli oggetti di sempre, di fronte ai quali deve scegliere cosa tenere e cosa buttare, è costretta a fare i conti con il trauma che l'ha segnata quando era solo una ragazzina. Ventitre anni prima suo padre è scomparso. Non è morto: semplicemente una mattina è andato via e non è più tornato. Sulla mancanza di quel padre si sono imperniati i silenzi feroci con la madre, il senso di un'identità fondata sull'anomalia, persino il rapporto con il marito, salvezza e naufragio insieme. Specchiandosi nell'assenza del corpo paterno, Ida è diventata donna nel dominio della paura e nel sospetto verso ogni forma di desiderio. Ma ora che la casa d'infanzia la assedia con i suoi fantasmi, lei deve trovare un modo per spezzare il sortilegio e far uscire il padre di scena.
Ida e sua madre "vivono attorno ad una crepa sanguinante, anche quando quel sangue è diventato secco e la crosta si è sgretolata ed è caduta via". Il fantasma, qui, è un padre, morto alla propria vita, ma mai morto; un corpo scomparso alla vista e, per questo, fantasma sempre presente, perché non ha chiuso la propria esistenza, ma l'ha solo sospesa, fermandola alla mattina in cui, volontariamente, è sparito, condannando sua moglie, ma sopratutto sua figlia, alla sua presenza immateriale, fatta di ricordi e di domande che non possono avere risposta. Per rielaborare il lutto Ida ha bisogno di un corpo, che, però, non c'è, così, allora, fuori, nel mondo, la vita scorre, ma dentro di lei è ferma, come la sveglia che si è bloccata la mattina in cui lui è andato via. Non c'è azione in questo libro, tuttavia c'è un movimento che incanta e avvince. C'è un viaggio di liberazione dal vincolo del dolore che si ferma, finalmente, davanti al "dolore degli altri, un dolore uguale al nostro eppure del tutto sconosciuto". Questo libro, come una medicina, senza la pretesa di essere un farmaco, traccia la strada per liberarsi dall'ossessione: lasciar andare, dire Addio. Io, Ida, ho rivissuto insieme all'altra Ida, diverse, ma unite dalla perdita, un mio lutto improvviso: lì la sveglia che si blocca sull'orario dell'abbandono, qui la porta che non si apre più quando mia madre è tornata a casa da sola; lì l'odore tabacco, qui quello degli oggetti impregnati di fumo, che hanno fatto fare, ad entrambe, un salto nella memoria. Che libro! Bello, che cura.