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Senza nome, inafferrabile, impalpabile, evanescente, minuto eppure infinito... questo è il Dao. Anzi, solo questo, forse, si può dire del Dao, ineffabile Assoluto che il linguaggio non carpisce e che solo un'esperienza di totale abbandono consente di esperire e contemplare al di là della sua mancata manifestazione. Il Daodejing è l'opera che raccoglie l'impossibile sfida di accostarsi a ciò che si sottrae al giogo delle parole, per misurarsi con il tentativo estremo di sospingere il linguaggio oltre il limite di un paradossale discorso su ciò di cui nulla può esser detto. Noto anche come Laozi o Laozi Daodejing, quest'autentica gemma della letteratura mondiale è stata gradualmente compilata a partire dal IV-III secolo a.C. ed è assurta a scrittura canonica per eccellenza del daoismo. Scritta in una lingua asciutta e aspramente lirica, essa ha esercitato nell'arco di una lunghissima storia un'influenza inversamente proporzionale alla sua brevità, diffondendosi ben oltre i confini cinesi in Oriente come in Occidente e ispirando una sconfinata letteratura esegetica. Pervaso di una potenza evocativa senza pari, il "Daodejing" esplora l'inesplorabilità del Dao fino a lambire il precipizio che s'affaccia sull'origine del cosmo, aprendo squarci improvvisi sull'arcana natura di quella forza che permea l'intero mondo, assumendo i tratti della Madre da cui traggono origine i Diecimila Esseri.