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Tradotto da Einaudi nel 1971, questo libro è tra i più significativi dell'intera produione di Cortazar, quello in cui una lettura morale della realtà contemporanea assume le forme di apologo tanto preciso quanto elegante. Il libro trovò uno dei suoi sostenitori più attenti in Italo Calvino, il quale ebbe a presentarlo con queste parole: "I cronopios e i famas, due genie d'esseri che incarnano con movenze di balletto due opposte e complementari possibilità dell'essere, sono la creazione più felice e assoluta di Cortazar".