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Quando ormai anche le stagioni sembrano aver perso la loro naturale cadenza, a ritmare il passaggio del tempo, sopravvivono, implacabili e a regolari intervalli, le polemiche sulla casa editrice Einaudi. L'occasione può variare. Si tratti di Delio Cantimori consulente della casa editrice; dell'iniziale rifiuto di Se questo è un uomo di Primo Levi; di Renato Poggioli collaboratore non difeso dagli attacchi di parte comunista; di Pavese e del suo Taccuino; della soggezione nei riguardi del PCI; dei modi con cui venne acquisita alla sinistra una egemonia sulla cultura italiana; fin della personalità e "megalomania" di Giulio Einaudi: quello che in ogni caso si può dire è che ciò che l'Einaudi fu, continua ad essere un tarlo di cui uomini e organismi culturali, spesso di minor rilievo, non riescono a liberarsi. La domanda sottintesa è sempre la stessa: perché? e, come? La pubblicazione di questi verbali, curati con attenzione e competenza da Tommaso Munari, non potrà dare una risposta esauriente, ma vuole almeno essere un invito alla riflessione su quel "metodo Einaudi" che le riunioni del mercoledì contribuirono non poco, da un certo momento in poi, a caratterizzare. Come al solito, i documenti si propongono di far luce sui fatti e di disintossicare l'atmosfera; come sempre, i documenti vengono incontro solo in parte, e a volte in parte ridotta, alle discordanti aspettative in essi riposte. Prefazione di Luisa Mangoni.