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Nei primi decenni del Novecento anche in Italia si sviluppò un imponente sforzo tecnologico, umano e militare per creare un'aviazione moderna. Ricostruire la portata di quell'impresa nella storia del nostro paese, ma soprattutto nel vissuto di chi vi partecipò in prima persona, è lo scopo di questo studio, che non si accontenta del mito del pilota solitario, cavalleresco, aristocratico, ma, attraverso l'uso di preziose fonti in gran parte inedite, come i fascicoli personali e gli epistolari, va alla ricerca delle storie vere, delle vicende umane e militari dei primi aviatori italiani. Oggetto principale d'interesse non sono, quindi, i famosi assi, celebrati dalla stampa e di estrazione sociale nobile o borghese, ma gli sconosciuti soldati che durante la Grande Guerra divennero aviatori per scelta o per caso, per passione o per tentare di evitare le trincee: tanti contadini, falegnami, operai, impiegati, meccanici, protagonisti di un "decollo" sociale che può essere considerato un aspetto della modernità di cui il conflitto fu portatore.