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Di fronte a un mondo che appare postumo, popolato di sopravvissuti tra le rovine, "il filosofo stanco / da un pezzo ha perso il filo e la domanda". Le "Strofe per dopodomani" di Grünbein sono la testimonianza di una frattura del tempo ("E il 40 d'aprile, un giovedì") e in questa frattura il poeta deve ricominciare a ricalibrare lo sguardo, a trovare nuove coordinate. La società che credeva nel progresso indefinito, nel welfare, nella cultura del benessere inizia a proiettare nel suo futuro immagini del passato, ad accumulare le macerie di un mondo votato alla tecnica. Il poeta continuerà sempre a osservare minuziosamente la realtà, a interrogare con crudezza i propri sentimenti, a trovare nuove parole d'amore, ma come ripartendo da un vuoto, con un'ombra di incomprensibilità maggiore che in passato. Grünbein riesce a rendere questo spaesamento come pochi altri poeti contemporanei. Con la forza del suo potente occhio analitico intrecciata alla sua non meno straordinaria memoria culturale.