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All'inizio degli anni quaranta, il cinema poliziesco americano comincia a cambiare radicalmente. Le immagini si fanno sempre più cupe, gli eroi diventano incerti e frastornati, il racconto è reso tortuoso da flashback, incubi, violenze sadiche. È il segno di un'angoscia novecentesca che si sta insinuando all'interno della fabbrica dei sogni hollywoodiana. La critica francese si accorse di questa visione cupa del mondo e parlò di "film noir" americano: un cinema che diventava improvvisamente nero e disperato. Con il tempo, il termine è diventato un'icona alla moda, rappresentando un malessere nel cuore della società dello spettacolo. Ma secondo quali percorsi il cinema criminale americano ha attraversato la sua stagione classica del noir, dove di colpo il pubblico veniva scosso nelle sue certezze, era costretto a identificarsi con un assassino, veniva avvolto da immagini dai contorni sempre più indecifrabili? Questo libro ripercorre quella grande stagione, attraverso i film più famosi e i più oscuri B-movie, alle origini delle mescolanze fra poliziesco e melodramma, suspense e horror. È il cinema di Humphrey Bogart e di Rita Hayworth, di Fritz Lang e di Billy Wilder, ma anche di Orson Welles e del primo Stanley Kubrick: da "Il mistero del falco" a "Rapina a mano armata", passando per tanti piccoli e grandi classici. Un affresco di ampio respiro su un periodo leggendario della storia di Hollywood: per capire finalmente da dove proviene il noir di oggi.