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Elisa Biagini accompagna il lettore attraverso il bosco e gli chiede di sapersi perdere per potersi poi ritrovare. Il perdersi come condizione di stupore e di abbandono che permette a porte invisibili di aprirsi: un viaggio da fare in compagnia delle parole, con solo qualche sasso in tasca, come Gretel. In una sezione del libro i protagonisti sono solo apparentemente noti - Cappuccetto rosso, il lupo, la nonna -, in realtà sono profondamente cambiati (anche fisicamente); protagonista di un'altra sezione è un feto un po' speciale che racconta il proprio "farsi" e che già si interroga sul mondo. Una poesia caratterizzata da una costruzione più narrativa che lirica e da un'attenzione-ossessione per i corpi come sede di un'identità misteriosa, spesso non comprensibile con la sola ragione.