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Dell'autrice anonima di questo diario si sa che svolse l'attività di giornalista e corrispondente dall'estero per alcuni periodici berlinesi e che non permise la ristampa del libro, comparso la prima volta negli Stati Uniti nel 1959, se non dopo la sua morte avvenuta probabilmente nel 2001. Racconta la fine della Seconda guerra mondiale e l'inizio del dopoguerra, la vita nascosta negli scantinati, la difficile sopravvivenza tra le macerie e gli stenti. Racconta anche di come tutte le donne, terrificate dalla propaganda nazista, attendessero l'arrivo dei "selvaggi" soldati russi, che all'ingresso in città, trattarono lei e altre centomila come bottino di guerra. Una testimoninaza della volontà di sopravvivere all'orrore e alla vergogna.