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Il meglio della produzione poetica di Alessandro Fo, compresa tra il 1987 e il 2001. Filo conduttore dell'intera silloge è il tono improntato a una garbata levità, con una propensione narrativa, quasi diaristica. Il colto citazionismo, pur attraversando buona parte dei componimenti, non ha mai il sopravvento: le malinconie e le tenerezze della sua poesia sono attente alla "maliosa antologia del vivere quotidiano". Sono versi dove conflagrano allegria e tristezza, in cui l'pparente semplicità dell'incedere non rinuncia a raffinatezze e a far sedimentare minimi apologhi sull'esistenza, prendendo spunto dalle statuine in terracotta del presepe o da umili oggetti della quotidianità.