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Maria Angela Bedini ha realizzato un denso poemetto in cui la parola viene tesa, accelerata e stritolata in direzione di una spiritualità quasi fisica, "muscolare", alla maniera delle grandi mistiche. Ne scaturisce un profondo senso di esaltazione e di annullamento. Nella furiosa estasi della parola, desiderio, corpo, dolore, lacerazione si fanno tutt'uno. La costante invocazione alla notte, al buio dell'essere, è al tempo stesso ricerca di autodistruzione e volontà di adesione a un respiro totalizzante.