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Nel torrido agosto del 1930 Torino fu scossa dall'atroce delitto di una giovane modista, Vittoria Nicolotti. Dell'omicidio fu accusata un'amica, Rosa Vercesi, e il movente ufficiale fu liquidato in una questione di soldi e nel sordido furto dei gioielli che il cadavere ancora indossava. Ma la Vercesi non confessò la propria colpevolezza che molti anni dopo. Fino ad allora, probabilmente, la trattenne la vera natura della sua relazione con la Nicolotti, quell'omicidio compiuto nell'accecamento della passione, e forse sotto l'effetto di stupefacenti. In questo libro Ceronetti tenta una ricostruzione sulla base dell'attento vaglio dei documenti e integrando con l'ipotesi laddove mancano le testimonianze.