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Nel suo teatro, Molière distribuisce irresistibilmente il ridicolo su personaggi anche opposti tra loro, su pretenziosi imitatori come su irascibili "originali", e sempre adottando la prospettiva dell'onest'uomo. È proprio facendosi interprete di questa cultura dell'onestà, senza peraltro abbandonare mai le risorse del comico, che il suo teatro riesce a occupare un posto rilevante nella nuova Francia di Luigi XIV. Il suo ricorso al ridicolo non si esaurisce in una funzione repressiva. Pur pronunciando la più perfida e inappellabile delle condanne, attraverso il riso Molière finisce per accordare ai suoi personaggi non una solidarietà senza riserve, ma un tenue sentimento di fratellanza tra pietà e compassione.