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Questo libro si inscrive in un percorso creativo dell'autrice segnato da una poetica forte e innovativa: il superamento dello studio psicologico dei personaggi, vero cardine del romanzo ottocentesco. Ciò che ha sempre interessato la Serraute è una sorta di registrazione in presa diretta di quegli stati psichici minuti e contingenti che ha chiamato "tropismi". L'intreccio di una possibile storia deve dunque venire sostituito da una sorta di vissuto primordiale, di parlato prvvisorio, non percepibile nel discorso di ogni giorno, ma improvvisamente fantastico e rivelatore nella pagina scritta.