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Da più di due millenni l'arte della falsificazione prospera anche come genere letterario, e obbliga i filologi ad attrezzarsi con armi sempre più raffinate. Questo saggio non esita a parlare della frode letteraria come di una "sorella criminale" della critica, e ci propone una serie più o meno nota di affascinanti "falsi d'autore". Con un linguaggio accessibile anche al lettore non spacialista, Grafton dimostra che molte tecniche critiche e filologiche che noi riteniamo moderne erano già utilizzate in tempi antichi, anche e sopratutto dagli autori di contraffazioni e di false attribuzioni.