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Autunno 1812. Durante la disastrosa ritirata dalla Russia dell'Armata napoleonica, il soldato ferrarese Lazzaro Scacerni salva dall'annegamento nelle gelide acque del Vop un ufficiale, che lo ricompensa svelandogli come entrare in possesso di un suo tesoro. Con quella somma, una volta tornato in patria, Lazzaro decide di iniziare l'attività di mugnaio. Autunno 1918. Un'altra battaglia, un altro corso d'acqua - il Piave -, un altro Lazzaro. Sono passate quattro generazioni, l'Italia è mutata, sulle rive del Po gli Scacerni hanno vissuto gioie, speranze, dolori: alterne vicende, come alterno è lo scorrere del fiume. In modo diretto o indiretto hanno partecipato intensamente alla vita politica e sociale del nostro Paese, dalla Restaurazione al Risorgimento, dalle prime organizzazioni di lavoratori alla Grande Guerra. Epopea di umili personaggi e di un territorio che si fanno specchio della totalità del mondo e della Storia, "Il mulino del Po" ha il respiro ampio dell'epica e l'andamento narrativo mutevole della corrente. L'autore domina la varietà multiforme dei caratteri e la concatenazione dei fatti, in tutti i loro risvolti personali e collettivi, aderendo ai valori e ai sentimenti di una civiltà antica quanto vitale. Antiretorico, denso di altissima poesia, il capolavoro di Bacchelli mostra al lettore che, se il bandolo dell'aggrovigliato gomitolo della Storia lo tiene Dio, gli uomini e le donne vi sono dentro non come rassegnate comparse, ma come attori consapevoli, che rispondono con il lavoro e la fatica ai disastri della natura e della politica.