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Crocevia di storie, personaggi, linguaggi e scenari, "Metallo urlante" è un nodo tanto anomalo quanto cruciale nella produzione di Valerio Evangelisti, nodo dal quale si dipanano cicli narrativi nuovi. Omaggio alla musica heavy metal - ognuno dei quattro capitoli ha come titolo il nome di un gruppo metal -, ma anche alla rivista sperimentale francese «Métal Hurlant», "Metallo urlante" si apre e si chiude nel segno di Eymerich; nel mezzo, le vicissitudini di Pantera, pistolero mezzosangue e mezzo stregone in un Far West texano; i superstiti di una tribù di indios brasiliani capaci di evocare spiriti perduti; una New Orleans futura divisa dalla guerra perenne tra bianchi cristiani e neri musulmani. A fare da filo conduttore, quel metallo che è metafora di una pericolosa trasformazione dell'umano in inumano. E poi il tema centrale di Evangelisti: il grido di rabbia e rivolta contro i soprusi di un potere che vuole avere il controllo totalitario sul mondo. Un potere freddo e disumano come il metallo, come la mente gelida di Eymerich, a cui si contrappongono gli umiliati e offesi della storia, i ribelli istintivi e irrazionali, destinati, forse, a soccombere, ma ben decisi a far sì che l'urlo squarci il metallo.