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Lo si avverte subito: c'è una grande passione, un'animata, animosa passione di fronte al proprio esserci, alle cose del mondo, all'umana storia, in questi nuovi versi di Rosita Copioli. È una passione inquieta, irrequieta, e quanto mai insolita nel nostro tempo, ma che riesce a trasmettersi con efficace immediatezza. I territori d'esplorazione sono svariati, a volte persino opposti, ma sempre chiamati in causa con la stessa emozione del confronto, che è la vera energia di questo vitalissimo libro. Copioli tratta degli orrori della storia, come delle più recenti tragedie, le quali ne ripetono di antiche, anche perché "tutto ciò che è / più atrocemente stupido / ama replicarsi". Chiama in causa il pensiero potente e felicemente intempestivo di Ivan Illich, evoca grandi figure della letteratura come Shelley, Byron, Marianne Moore, D.H. Lawrence, racconta il proprio viaggio nelle meraviglie dell'arte, dove si esprime e dilata "lo spazio della mente", visitando la cavità del Mitreo, le opere di Giuliano da Rimini, Piero della Francesca, Pollaiolo, Leonardo, e altri, altri ancora, fino a Pollock. Riesce a intessere un bestiario, proponendo eleganti versi sugli animali, in una sequenza delicata e impeccabile che è un vero gioiello, per attenzione, acutezza, partecipazione sensibile e generosa, come è nella natura di questa poetessa, sempre capace di coniugare sapienza ed emozione, come anche di passare da un dire fluente, dirompente, a un'asciuttezza epigrammatica.