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L'apprendimento - quante volte ce lo siamo sentiti ripetere - è questione di disciplina e di impegno. Basta spegnere la TV e lo smartphone, sedersi alla solita scrivania in un ambiente tranquillo, evitare le distrazioni e darci dentro, memorizzare, ripassare, esercitarsi per ore e ore. Che si tratti di un problema di trigonometria, di una tesina di fine semestre o di un brano per pianoforte, la regola è sempre stata questa: concentrarsi sul lavoro, sgobbare sui libri o sugli spartiti, magari fino a notte fonda, è l'unica maniera per garantirsi il successo. E se fosse tutto sbagliato? Se esistesse un modo per ottenere di più con meno sforzo? Se le distrazioni, i sogni a occhi aperti, le interruzioni volontarie aiutassero l'apprendimento anziché ostacolarlo? Nell'"Arte di imparare" Benedict Carey, pluripremiato giornalista scientifico del "New York Times", delinea le tecniche necessarie per "liberare lo scansafatiche che è in noi", allenare la memoria, riattivare la mente e rendere produttivo, efficace e divertente il tempo dedicato allo studio. Nel farlo, Carey ripercorre le tappe principali dello sviluppo della scienza dell'apprendimento, le sue teorie e scoperte fondamentali, a partire dal funzionamento del cervello - una "macchina cognitiva" del tutto eccentrica, che elabora, trattiene le informazioni... e le dimentica -, per arrivare alle ricerche sul ruolo stabilizzante del sonno, sul funzionamento della memoria e sui poteri del subconscio.