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"Dopo aver toccato - quattro anni fa - uno dei suoi vertici in 'Vite pulviscolari', con la relativa frantumazione e dispersione del soggetto poetante, Maurizio Cucchi torna alla poesia in 'Malaspina' (un 'laghetto' ricco d'echi esistenziali e fonosimbolici) avvalendosi di una voce poetica ancor più profonda. Se si pensa anche ai successivi approdi narrativi dell'autore, si può leggere questo libro nuovo e compatto - animato da un'affabilità istintiva e rara nella poesia d'oggi - come il romanzo di un Io ricongiunto e tuttavia estraneo a ogni gravame scopertamente autobiografico o psicologico. La sezione d'apertura, "Berretto a sonagli", ci restituisce un personaggio pirandelliano per nulla algido e sentenzioso, bensì proiettato in una dimensione "senza infingimenti" e obbligato a retrocedere "verso strati / sempre più occulti, come un archeologo, o un operaio / che manovra, nell'ignoranza / senza fine delle tenebre". Nelle due successive si assiste a un processo di sprofondamento fisico e temporale nel passato, senza nostalgia né rimpianto per un 'buon tempo antico' del tutto inesistente. Piuttosto, 'Malaspina' agisce entro una quotidianità sospesa tra sogno e realtà, memoria involontaria e ironia, liquido amniotico e metamorfosi dell'umano nel vegetale, nel geologico, nel meccanico. Cronotopo del libro è una traversata di Milano insieme storica, toponomastica e vertiginosamente aperta a processi di sedimentazione cosmica e biologica." (Alberto Bertoni)