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Pubblicata nel 92 d.C, la "Tebaide" è un poema epico in dodici libri che narra le vicende della mitologica guerra dei "Sette contro Tebe" scatenata dalla rivalità tra Eteocle e Polinice, i figli di Edipo regnanti sulla città. Essenza stessa della tragedia secondo Aristotele, "quanto di più tragico abbia conosciuto il mondo antico" per Racine, la "Tebaide", sulle orme dell'"Eneide" virgiliana, traduce nel linguaggio dell'esperienza moderna lo spirito della tragedia classica e ci appare come un lungo sguardo sull'uomo e sul suo destino: uno sguardo estremamente vicino per la costanza con la quale il poeta rappresenta la sofferenza insita nella condizione umana, le forze oscure che ne determinano l'ineluttabile desolazione, mostrando come tutti siano in fondo uguali di fronte al Fato. Conferendo ai propri eroi un significato universale, una condizione di naufraghi dell'esistenza, Stazio induce il lettore di ogni epoca a interrogarsi sugli eterni problemi dell'eroismo e della speranza, della disperazione e del dolore, comunicandogli quella commozione in cui è dissimulata l'anima dell'opera.