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Nella primavera del 1940 l'NKVD, la polizia politica di Stalin, trucidò circa 15.000 prigionieri di guerra polacchi catturati nel settembre 1939 durante la guerra nazi-sovietica contro la Polonia. I tedeschi, durante la loro invasione dell'URSS, nella primavera del 1943 scoprirono e resero noto che a Katyn erano sepolte le vittime del campo di Kozelsk. Solo alcuni decenni più tardi furono scoperti a Kharkov e a Mednoe i luoghi dove erano state uccise e sepolte le vittime dei campi di Staroblesk e Ostashkov. Altri 7300 polacchi furono uccisi neUo stesso periodo nelle prigioni ucraine e bielorusse portando il totale delle vittime a circa 22.000. Questo studio è il primo ad utilizzare i documenti sovietici resi pubblici agli inizi degli anni Novanta per spiegare come il fallimento degli interrogatori e dei tentativi di reclutamento dell'NKVD insieme alla profonda rivalità polacco-bolscevica indussero la leadership stalinista a decidere l'eccidio di massa. Oltre ad approfondire la logica dello stato stalinista, il libro fornisce un autorevole studio dei metodi usati da Stalin attraverso un dettagliato resoconto di come avvenne il trasporto e l'esecuzione delle vittime. La verità sull'eccidio fu celata sia dall'Unione Sovietica sia dal loro regime satellite istituito in Polonia dopo la guerra. Ma il modo in cui il problema venne trattato da parte dei governi americano e inglese dopo il 1943, che viene esaminato nella seconda parte di questo libro, ha anch'esso una grande importanza.