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La storia dei colori ci racconta l'evoluzione delle mentalità sociali e culturali. Ad un certo punto della loro storia la politica se ne impadronì. Nel volume, la rappresentazione del politico nell'Italia contemporanea avviene tramite i colori e le espressioni cromatiche (verbali, scritte, figurate). È una narrazione che si distende dagli anni francesi fino alla parabola del regime fascista. Alla insorgente "società dello spettacolo" vanno ricondotte tanto lo sviluppo della pubblicità commerciale che l'affermarsi delle moderna politica nel secondo Ottocento. Nel Novecento, con il trionfo delle immagini e della comunicazione di massa, i colori hanno evidenziato i simboli attraverso i quali rappresentare e demonizzare le identità politiche. Quel linguaggio sarebbe divenuto parte essenziale di ogni azione mirata ad influenzare l'opinione pubblica, a costruire quote di consenso (anche elettorale) e quindi una società irregimentata quale quella fascista uscita dal crogiolo della Grande Guerra. Disvelando le passioni e le emozioni politiche degli Italiani, osservate nei profili istituzionali, nelle pratiche sociali e culturali, negli usi letterario-linguistici e artistico-culturali, nelle relazioni sociali (manifestazioni, feste, rituali funerari) e interindividuali (abbigliamento, cappelli, divise, ecc.), il libro narra di un capitolo fino ad ora mai messo a fuoco con sistematicità negli studi storici dell'età contemporanea.