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Vissuto al confine fra mondi geopolitici (l'Austria e l'Italia), socio-culturali (il commercio e la letteratura), filosofici (il positivismo e Schopenhauer), scientifici (Darwin e Freud) e letterari (il "sistema di Zola" e Joyce) diversi e apparentemente inconciliabili, Svevo ha usato questa liminarità come una lente in grado di rendere straordinariamente acuta e corrosiva la sua visione della realtà. Insieme agli amati Kafka e Proust, ha rivoluzionato la morfologia del romanzo occidentale, trasformando irreversibilmente le modalità di rappresentazione del tempo e della coscienza. Questo volume ne analizza l'opera mettendola in relazione alla sua singolare biografia di impiegato cui il successo letterario arride molto tardi, alle tradizioni (il romanzo naturalista, il romanzo a tesi) e ai saperi (l'evoluzionismo, la psicoanalisi) che essa evoca e talvolta ridicolizza, mappando minutamente strategie formali (voci narranti, costruzione degli intrecci) e temi caratteristici (l'inettitudine, la megalomania, l'inconscio, la scrittura).