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Questo libro analizza la funzione centrale del fondatore del Futurismo, prima avanguardia del Novecento, nel creare una ricchezza di proposte che, scardinando i generi tradizionali e rivolgendosi a tutte le arti simultaneamente, inventò la nuova letteratura e la comunicazione totale. Grazie a lui il manifesto divenne un nuovo genere letterario. La poesia, paradossalmente recuperata nelle sue origini di evento da far accadere, si manifestò in simultaneità visiva, sonora, tattile, olfattiva. La pagina scritta non bastava più: Marinetti inventò, con gli altri futuristi, soluzioni tipografiche realizzate su materiali inconsueti e strabilianti, che fecero del libro un oggetto d'arte. Il teatro futurista offerse soluzioni di straniamento in anticipo su tutti gli esperimenti seguenti. L'estetica della velocità si traduce con Marinetti in poesia totale, che cerca il futuro lottando contro un passato più prossimo che remoto: dal mondo classico e dalle opere di Dante emerge un filo tenace che attraversa tutto, in cerca di perenne metamorfosi e novità.