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In un Mezzogiorno raggiunto da piccoli ma variegati flussi migratori, tra la fine del Settecento e la prima metà dell'Ottocento quasi 5000 francesi di ogni ceto e origine fanno di Napoli una tappa importante della propria multipolare e intergenerazionale mobilità. Il volume tratteggia le linee di questa composita presenza, indagando la sfera privata e professionale di queste persone, spiegando le ragioni della loro notevole integrazione nel tessuto socio-economico partenopeo e mostrando come prossimità culturale e comunanza religiosa con gli indigeni riescano a stemperare l'auto e l'eteropercezione della loro alterità nazionale. Il senso d'appartenenza alla Nation intesa come popolo-nazione si mostra ancora largamente estraneo all'orizzonte mentale di questi migranti e la 'francesità' diviene una risorsa da sfruttare all'occorrenza, soprattutto quando essi si relazionano con le autorità pubbliche del Regno, a loro volta incapaci di definire con nettezza la dicotomia nazionale/straniero sulla base del nuovo concetto di cittadinanza elaborato negli anni della Rivoluzione.