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Le avanguardie artistiche, sviluppatesi tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento, avevano come principio cardine il concetto di arte 'fattuale' secondo cui la realtà circostante è la materia prima a disposizione dell'artista per creare l'opera totale. I teorici di fascismo, nazismo e comunismo, applicando lo stesso principio alla realtà sociale, hanno considerato l'arte uno degli strumenti per modellare stati e popoli nuovi. Avanguardie e dittature totalitarie risultano quindi accomunate da un'ambizione impossibile: il monopolio di un processo creativo totalizzante e la cancellazione di tutte le norme preesistenti.