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Dopo il 1849 gli Austriaci mantennero lo stato d'assedio a Livorno per cinque anni e occuparono l'intera Toscana. Ciò favorì la cancellazione delle istituzioni statutarie da parte della monarchia autoritaria che pure perseguì l'ammodernamento economico e produttivo. Eppure, il movimento risorgimentale seppe riorganizzarsi e il mondo democratico tenne viva una rete clandestina collegata con i centri dell'esilio e con le capitali della cospirazione. Si rivelò la continuità dell'esercito di popolo livornese, punto di riferimento della democrazia toscana, rappresentata da dirigenti come Piero Cironi. La formazione politica fu ispirata ai grandi temi del dibattito europeo sulla democrazia, sulla repubblica e sul socialismo. Vi parteciparono i giovani di una generazione nuova, espressione del mutamento delle forme produttive che riguardò la Toscana e, in particolare, Livorno. All'indomani della caduta lorenese, il popolo fu in grado di produrre nuove e articolate forme della politica, espressione del lavoro, in grado di confrontarsi con l'egemonia moderata emersa nelle ultime fasi del decennio.