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Totò e Peppino forse con il calcio non c'azzeccano nulla. Ma con la scaramanzia e la superstizione, non foss'altro perché napoletani, possono vantare un repertorio straordinario. «Io sono maledettamente superstizioso. Quand'è martedì e venerdì, tredici e diciassette può cadere il mondo, mi chiudo in casa» diceva Antonio de Curtis declinando il suo non è vero ma ci credo. E Peppino De Filippo andava pure oltre quando con il suo Pappagone tirava fuori tutto il meglio della scaramanzia partenopea. Così una sera, mentre con mio figlio Elia davanti a un caminetto tra una castagna e buon bicchiere di vino riguardavamo qualche spezzone dei loro vecchi film salta fuori un frame di Maradona che bacia il fisioterapista della squadra del Napoli Salvatore Carmando. Un gesto scaramantico che El Pibe de oro ripeterà indossando la maglia del Napoli prima di ogni partita. Da lì l'idea, da lì il primo schizzo di mio figlio su un pezzo di carta gialla sporca di carbone e resti di caldarroste, e la prima cartella di Calcio e Scaramanzia digitata su una rarissima Olivetti Lettera 22 di colore rosa, l'unico aggeggio per scrivere che avevo in quel momento nella nostra casa di montagna. Sorseggiando un buon Torgiano, mangiucchiando caldarroste e qualche fettina di Kekkonata, un salume rarissimo, è arrivato questo libro. Che, come dicono a Napoli, porta bbuono, soldi e felicità se lo acquisti o lo regali. Sarà vero?