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Quanto contribuisce la finzione a creare la realtà? E quanto realtà e finzione sono interdipendenti? Sono queste le domande che pone questo romanzo tutto giocato sopra le righe, denso di un'ironia pungente che dileggia senza misericordia le meschinità di certuni. I protagonisti raccontano senza pudore fino a che punto si possa arrivare pur di raggiungere l'agognata fama, il successo senza per questo meritarsi più di un nomignolo, a ben vedere, neanche troppo edificante: Discorotto, Sesto, Puntogì, Harotò e Pigiamino. Al centro del mirino Discorotto, giornalista free lance dissestato e precario, la cui vita viene sconvolta dal ritrovamento per casa di oggetti femminili che non gli appartengono e di cui non riesce a capire la provenienza. Questi oggetti conducono lungo la narrazione a una serie di falsi piani narrativi che ricorda ai personaggi e al lettore quanto la vita sia un indissolubile intreccio di contrasti che passano dall'eccesso di ambizione a quello di umiltà, dalla realtà alla finzione.