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In un'epoca remota la prima scintilla della coscienza coincise con la scoperta del mondo reale connesso a un grembo femminino, sacro e numinoso. Prima di Dio, prima dei grandi imperi mediterranei, prima dei monoteismi patriarcali, un culto panteistico, intriso di magia, spiritualità e sciamanesimo aveva irraggiato l'esistenza di uomini e donne in tutto il mondo, dalla Siberia fino alle terre oltreoceano. Per millenni la Natura, demiurgo immanente, era stata la pergamena vivente di segreti e leggi arcane che, nell'apparente caos che la dominava, dava ordine e motivazioni all'esistenza. Lei, dispensatrice di vita e di morte, era la deità dai mille volti in cui si realizzava l'eterno ciclo magico di "vita-morte-rinascita", secondo un naturale e logico meccanismo di rigenerazione che aveva il suo corrispettivo umano nella donna. Nelle società pre-storiche, meno gerarchizzate e più egualitarie, la donna era la mano sacra che univa i mondi del noto e dell'ignoto. Lei - sciamana, guaritrice e sacerdotessa - era la manifestazione terrena della potenza creatrice numinosa e femminina. Benché dibattuta, da tempo si insiste sull'importanza del Femminino Sacro nell'India prevedica, nel Mediterraneo, nell'Europa arcaica e in Anatolia. Dagli albori della civiltà umana si tramanda attraverso miti, tradizioni e testimonianze archeologiche l'antichissimo culto che tuttora strabilia nella sua multiformità: le splendide pitture rupestri delle grotte paleolitiche, le Veneri steatopigie, le dee egizie e indiane, le sacerdotesse di Cnosso o i templi megalitici di Malta e della Sardegna. Queste sono le mille voci del Femminino Sacro, il culto nato prima di Dio.