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Gigi Proietti, artista poliedrico, erede dei grandi mattatori del palcoscenico, da Petrolini a Gassman, ha sempre mantenuto vivo il legame con l'Umbria e Porchiano del Monte, la terra d'origine dei suoi genitori, fonte di grande lezione di saggezza e misura antica. Il suggestivo borgo dell'Amerino è stato rifugio durante la guerra, quando l'attore era ancora un bambino, poi è divenuto terra d'elezione in cui trascorrere parentesi di vita fuori dal caos frenetico della Capitale. Infine, da attore, ha restituito la sua arte - nei teatri delle maggiori citta del Cuore verde d'Italia - a quella terra che, inevitabilmente, lo ha ispirato. Proietti considerava, infatti, Porchiano un palcoscenico sul quale ogni personaggio recitava la sua parte, come in una commedia: il postino, il prete, la fornaia, il dottore, il maestro... con i vicoli e le botteghe a fare da scenografia. Un ambiente in cui le difficoltà della vita venivano superate con la forza dell'ironia. L'autrice nel libro raccoglie aneddoti e testimonianze, memorie preziose che, altrimenti, sarebbero inevitabilmente svanite nel tempo.