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L'orologio non vuole fermarsi, spostandosi dall'adolescenza alla maturità, dagli anni Ottanta di una gioventù milanese all'attualità di un'Africa vissuta a spasso per una metropoli, Dakar, dove succede ogni cosa: rovinose passioni, miracoli, inganni, prove di amicizia insperate o preoccupanti terremoti politici. È lo spettacolo di un Continente osservato da un uomo che tenendosi strette le proprie radici ne mette di nuove in un universo lontano, e come non bastasse a renderne eccentrici i connotati porta accanto al nome di sempre quello islamico di Abdourahim. Un'identità polimorfa, riunita su un palcoscenico di eventi drammatici e comici, in cui può capitare di innamorarsi di un'antica automobile turca, di trovarsi nel letto un suadente tiranno o accompagnare, nella capitale senegalese, una madre colpita dal morbo di Alzheimer, ispiratrice segreta del ritorno al passato. Alle peripezie della giostra africana si avvicendano così i reperti di una Milano rivisitata dagli occhi di un esule e la parabola di una famiglia che dall'agio fiabesco dell'era più dolce e più falsa precipita dove non avrebbe mai immaginato. Un romanzo di luci festose e meditativi crepuscoli, cucito lungo il poroso confine tra memoria e finzione, che finisce per trasformarsi, abbracciate e dismesse le magnifiche ambizioni terrestri, in un'imprevista avventura spirituale.