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La scoperta della nostra vulnerabilità al Covid produce una sensazione di vuoto angoscioso come trovarsi in un deserto senza sabbia, una sensazione che perseguita, terrorizza, destabilizza, indebolisce, separa. E poi arriva la guerra. La guerra tra Russia e Ucraina è come un altro virus: uccide, spaventa in modo traumatico, producendo alcune difese come negazione, proiezione paranoidea (uno è buono, l'altro è cattivo). O così, oppure ci si trova nella scomoda ambiguità. Bisogna difendersi, non c'è vaccino, si ricorre ai rifugi dalle bombe, come per i conflitti psichici ai rifugi della mente. Donatella Lisciotto, psicoanalista a Messina, annota associazioni nate dalla pandemia e in ultimo dall'invasione dell'Ucraina, eventi che hanno modificato le abitudini in modo traumatico. In psicoanalisi il trauma è qualunque esperienza imprevista, di solito intensa, che avviene quando il soggetto non è ancora preparato ad affrontarla con adeguate difese. Può essere un evento singolo o ripetuto. L'autrice mostra a volte di usare la psicoanalisi per avere il coraggio di prendere in considerazione queste fonti di inquietudine e trasformarle perfino in qualcosa di creativo.