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Mescolando, come avviene di solito nei sogni, la realtà del passato con gli accadimenti del presente, inserendo personaggi e protagonisti degli anni trascorsi, utilizzando gli sfondi e i paesaggi di un Salento così rarefatto da sembrare pervaso da una perenne cortina di vapore, si susseguono le microstorie del protagonista che è l'autore ma è anche una sorta di simbolo del buon tempo perduto, delle occasioni perse e mai più ritrovate, degli aneliti di una giovinezza che è divenuta maturità e, lentamente, va spegnendosi. C'è tutto questo, nello scritto di Raffaele Polo, che riesce a far convivere i primi amori e il gol di Peirò, una infanzia al mare tra Alezio e Gallipoli, una escursione sul campanile del Duomo e soprattutto la frequenza con i primi giornaletti erotici che, oggi, fanno sorridere per la loro ingenuità. Eppure, sono proprio quelle immagini sgranate in bianco e nero, che sintetizzano un periodo pieno di contraddizioni, dove il timore di non ricordare l'Atto di dolore è uguale alla curiosità di conoscere il Raggio Verde...