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Questo è un libro di racconti. Sebbene in una forma di scrittura particolarmente scansita, si tratta di racconti che narrano del rapporto tra uomo e cavallo. Una convivenza di millenni. Questo libro non resoconta la storia e le partite materiali del dare e avere di questa convivenza. È scritto piuttosto di come il cavallo e l'uomo si siano reciprocamente incisi i tratti emotivi della vita. Lo scorrere delle parole del testo va a delineare, in campo largo o primo piano, scene, inquadrature, ritratti. Rappresentando così memorie, citazioni, messaggi, confessioni, canti, preghiere (liriche, forse). Tanto, per provare a rendere le trame di affetto e comunione tessute insieme da cavallo e uomo. Quelle trame che a volte svelano a volte celano tanti misteri della Natura. Il libro prende nome dal primo dei racconti che reca nel suo grembo: "Cavalli e Uomini. E Bagliori". Questo racconto è ispirato alla diaspora degli indiani nativi d'America costituenti la tribù dei Nez Percés (Nasi Forati) che in groppa ai cavalli Appaloosa, da essi allevati sulle sponde del fiume Palouse, cercarono per 2500 km di sfuggire all'esercito che li inseguiva per riportarli nella riserva.