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Quando il 7 maggio 1950 esce su «La Fiera Letteraria» l'articolo Roger Nimier, speranza della giovane letteratura francese Nimier, è in Italia poco più di uno sconosciuto. Non se ne è mai scritto; un suo fulminante e aggressivo Ritratto di intellettuale è filtrato, è vero, di spalla a un più ampio articolo di Giacomo Antonini sulle colonne de «Il Mondo». Nimier è offerto al lettore come una giovane, forse effimera curiosità transalpina e pare davvero che, all'interno di un perimetro culturale fortemente egemonizzato dal dibattito sul neorealismo, non vi sia molto spazio di interesse da rivolgere all'esponente di punta di quel gruppo di giovani anarchici di destra che Bernard Frank, debuttante di talento sulla rivista sartriana «Temps Modernes», soltanto un paio d'anni dopo avrebbe brillantemente battezzato con la definizione di hussards, ussari.