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Cosa hanno in comune una bambina ebrea sopravvissuta ai campi di concentramento e un ragazzino palestinese che vive in un villaggio ai confini di Gerusalemme, prigioniero di muri e posti di blocco? La risposta sta nell'amicizia, che vediamo nascere fra un'anziana professoressa di musica israeliana e il suo giovane allievo palestinese. A unirli, oltre alla musica, la sofferenza, la paura, la precarietà della vita, soprattutto la speranza in un mondo migliore, dove si lotti per la pace e non per la guerra, dove la conoscenza dell'altro aiuti a costruire ponti e non muri.