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A lungo chiamate popolarmente giarre, le torri d'acqua formano ancora oggi parte del paesaggio urbano e periurbano di Palermo. Per secoli hanno svolto il loro compito come elementi fondamentali dei vari acquedotti, privati e pubblici, che portavano l'acqua delle varie sorgenti della ex Conca d'Oro in città e nelle contrade agricole. La loro funzione era far recuperare pressione all'acqua, incanalata in tubature per lo più fittili, e consentirne la distribuzione alle fontane pubbliche e ai vari utenti, secondo complesse norme consuetudinarie. È ipotizzabile che la loro larga diffusione vada collocata in particolare fra metà del Cinquecento e metà del Seicento, in quello che, a Palermo ma non solo, può veramente definirsi il "grande secolo dell'acqua". Questo primo repertorio, estremamente sintetico e certamente non esaustivo, comprende circa 150 torri d'acqua ancora esistenti in città e in ciò che resta della Conca d'Oro, oltre a un'altra ventina localizzate solo grazie alle foto aeree perché ricadenti all'interno di fondi agricoli privati non accessibili e quindi invisibili o difficilmente visibili dall'esterno. Relitti archeologici - e non sono i soli - di una passata civiltà dell'acqua e di una sviluppatissima agricoltura irrigua, le superstiti giarre palermitane devono oggi essere conservate e tutelate.