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Questo colorito diario del lockdown è prima di tutto un breviario contro l'invadenza regolativa e comunicativa che ci ha inchiodato ai nostri limiti di sempre. Nostri, personali e contestuali. Nessuna retorica sulle terre fatte salve dalla virulenza della pandemia, quella per capirci che in altre parti d'Italia ha affollato i cimiteri di carri armati e in altre parti del mondo ha affollato le periferie di fosse comuni. Avere avuto meno problemi significa dover prendere atto di quelli che ci sono, qui e altrove. In un rispecchiamento continuo dove le posizioni imposte sono l'unica cosa che all'Autore interessa evitare.