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Nella vita di Federico Lucrezi si ride molto, si ride anche dei momenti più complicati e scabrosi che a prima vista appaiono impenetrabili dalla risata. Ridere, con intelligenza e sensibilità, offre un punto di vista differente ed è l'atteggiamento che a volte ci aiuta a uscire dai problemi della vita. La proposta dell'autore è una sfida al lettore, prima ancora che a se stesso; in pratica essa ci invita a fare insieme un esercizio: scopriamo la vita di Federico, ragazzo disabile, liberandoci da qualsiasi freno, da qualsiasi atteggiamento di circostanza. Se ci viene da ridere ridiamo, anche delle situazioni più amare. A questo proposito, Feliziani è esplicito: «Ho sempre vissuto la scrittura come mezzo per comunicare, per farmi capire dagli altri. Inventandomi il personaggio di Federico Lucrezi ho provato invece il potere terapeutico del racconto: creando la sua vita ho scoperto qualcosa della mia, e questo ha reso il momento della scrittura bellissimo. Alla base c'è una premessa che è pure una promessa: descrivere anche le sensazioni che di solito nascondiamo perché ci imbarazzano». Nella storia di Federico non c'è morale, c'è la vita con tutte le sue sfumature.