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«Darsi a Dio vuol dire affidargli anima e corpo, vuol dire abbandonargli tutte le proprie potenze, le proprie aspirazioni e i propri sentimenti, i propri desideri e i propri timori, le proprie speranze e i propri progetti per l'avvenire, riservandosi solo la cura di amarlo. Darsi a Dio vuol dire dimenticar se stesso, deporre nel Cuore di Gesù tutte le preoccupazioni, tutte le sollecitudini e le mille noie della vita quotidiana, confidargli i propri interessi, incaricandolo di provvedere a tutto, di rimediare a tutto. Darsi a Dio vuol dire non occuparsi più di sé e non pensare ad altro che a Dio; vuol dire consacrarsi alle opere che si riferiscono alla sua gloria, dilatare, nella misura delle proprie forze, il regno del vero e del bene; vuol dire dedicarsi ai propri fratelli per amore del Maestro, vuol dire istruire, confortare, aiutare, vuol dire, soprattutto, convertire e condurre a Dio. Il dono di sé è il fiat perpetuo in mezzo a tutti gli avvenimenti, a tutte le vicissitudini, a tutti i cambiamenti interni ed esterni, è il consenso semplice e filiale a tutte le volontà del Padre celeste, è l'intero abbandono a tutte le disposizioni immaginabili della Provvidenza».