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Leopoldo Carlesimo raccoglie la sua ultima produzione in quindici racconti che parlano di dighe - questo il filo conduttore -, dighe costruite in Paesi lontani, Africa, Caucaso, Nuova Guinea da grandi compagnie occidentali. I personaggi in gioco sono sempre europei, italiani, che vanno nel luogo per costruirle, quelle grandi opere, e i nativi che sono lì da generazioni e rappresentano il grosso della mano d'opera che verrà utilizzata. Due culture molto diverse, dunque, costrette a convivere nello stesso luogo, attorno all'edificazione di un'opera che modificherà profondamente l'ambiente, da un punto di vista geografico, economico, sociale. La geografia ha un ruolo attivo nelle storie narrate, come in Perimetro Kuhn, che dà il titolo alla raccolta, il ritratto di un agronomo ebreo nato in Germania e scampato alla Shoah, che organizza una sorta di comune agricola nel Sahel, dove anni dopo verrà costruita una diga. I personaggi di Carlesimo, tratteggiati con esattezza antropologica, sembrano interpretare una morale altra rispetto alla nostra, a quella occidentale. Una morale che riesce a esprimere anche una qualche forma di innocenza grazie alla pietas con cui l'autore li ha dipinti.