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Cercando di fingere credibilmente di mantenersi al di qua dell'accadimento delle cose, quando le si osserva ancora con circospezione, perché non si è ancora certi se il loro apparire sia manifestazione o semplice apparenza, lo stile narrativo più che via al finale, prova a porsi come sosta giocosa nell'ascolto delle cose, mentre parlano di quello che sono, quindi di quel che siamo, direbbe Perec, "come Jules Verne o i suoi lettori, davanti a un apparecchio in grado di trasportare suoni."; un ascolto delle risposte di quanto ha smesso di stupirci ma che, anch'esso, in origine fu fatto straordinario Chiaramente le cose non si lasciano sorprendere, ma può essere divertente osservarne i riflessi, mentre le si incarta nell'imballaggio del vero. Accidentalmente strutturato come un giallo, più che un'indagine la storia vorrebbe essere un giro sulla giostra della rassegnazione: divertita non solo per assenza di alternative, quanto piuttosto per la comicità che caratterizza l'inevitabile maschera che si indossa.