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La storia narrata è una satira, grottesca e iperbolica, della mentalità ristretta della gente di un paesino italiano qualsiasi. E riflette anche l'immagine sempre più distorta di un'intera Italia. Co-protagonista è il linguaggio stesso: ruvido, tagliente, carico, allegorico, colto ma in una dimensione "di strada". Il protagonista del romanzo invece è Willy, italiano di nascita ma cresciuto negli USA, che torna in patria per la prima volta dopo vent'anni per il testamento dei genitori. Stanco della situazione politica americana decide di fermarsi per alcuni mesi a Vespuccio (dove è nato). Sin dal primo istante riscontra una frattura tra l'immagine idilliaca che aveva in mente e la realtà di profonda crisi culturale e civile che vede attorno a sé. Willy incontra, uno dopo l'altro, personaggi paradossali e assurdi che riflettono una visione del mondo surreale, arretrata e superstiziosa: una visione tipicamente meridionale ma anche tutta italiana. A Vespuccio le sedute comunali avvengono nei bar, tra una bevuta e una partita a carte; i cittadini smaltiscono i propri rifiuti costruendo castelli di immondizia nelle campagne, si danno all'alcolismo per il vostro divertimento e ironia
Un libro originale, quasi difficile da descrivere. La trama si snoda con un linguaggio satirico e coinvolge il lettore che vuole assolutamente sapere a quali altri drammi andrà incontro il povero Willy. Una critica alla società moderna, un iperbole della mentalità dei piccoli paesini. Da leggere. E consigliare.