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Il libro in questione nasce dall'esigenza di riscoprire una vita ciclica, naturale, senza interferenze urbane o tecnologiche. È un libro per chi non ha fretta o per chi ce l'ha, ma non vorrebbe averla; per chi vorrebbe camminare la vita godendosi la passeggiata, invece di correre, perché non c'è mai tempo nemmeno per respirare. Ecco, si tratta di questo: di respirare. Le stagioni ci insegnano che la vita inizia e finisce in un ciclo infinito. Quello che vorrei imparare da loro e che vorrei provare a trasmettere, è come accettare il cambiamento senza troppo dolore. I versi sono per la maggior parte liberi, perché si tratta perlopiù di pensieri sparsi, di impressioni, di sensazioni, di emozioni suscitate da paesaggi naturali o da paesaggi dell'animo. Spesso questi due tipi di paesaggi si mischiano inevitabilmente nella scrittura. L'amore ovviamente è un tema centrale, assieme all'alba e al tramonto come momenti liminari e topici della giornata. La leggerezza vorrebbe pervadere le mie poesie, ma non sono sicuro che ci riesca sempre. Il titolo della raccolta significa che il punto di partenza è spesso anche il punto di arrivo e che l'affanno è nient'altro che un danno per noi e per chi ci sta intorno. L'amore è qui sciolto, nella sua accezione più classica (absolutus), da qualsiasi vincolo che lo tenga ancorato alla nostra limitatezza, e per come lo intendo io, non potrebbe essere altrimenti.