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L'avvocato Paulo Schwartzman, fuggito a Milano per sopravvivere alle stragi e ai delitti della Giunta che insanguinò l'Argentina dal 1976 al 1983 e che sterminò la sua famiglia e i suoi amici più cari, vivacchia confinato in una comoda e tetra ignavia, combattendo con le malinconie dei ricordi. D'un tratto viene chiamato in causa scoprendo di essere al centro di eventi le cui radici affondano nella sua professione a Buenos Aires, e che chiamano in causa la sua vita al tempo della dittatura. Adesso che il male seminato negli anni del terrore ha continuato a germogliare nel mondo, deve offrire la sua collaborazione frutto delle ineludibili scelte imposte dal senso di colpa e dal giudizio morale. Tutti gli esseri umani possiedono un sentimento preciso sulla differenza tra ciò che è bene e ciò che è male. Sentimento nutrito da secoli di educazione, come diceva Hanna Arendt, ma poiché imporsi di fare il bene è un compito troppo faticoso, quasi sempre le persone scelgono tra il grande male e il male minore. Sia quello di una minore partecipazione ai misfatti collettivi, sia quello di una comoda ignavia, e così si assolvono, e vivono soddisfatte.