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La monografia dedicata ad Archimede Bresciani presenta un protagonista dell'arte nell'Italia della prima metà del XX secolo. Il pittore visse principalmente a Milano ed espose in rassegne di assoluto prestigio, con una partecipazione pressoché costante alle iniziative della Permanente e della Biennale di Venezia. Partecipò all'Expo di Parigi del 1937 e, nel 1939, alla Quadriennale di Roma. Nel 1940, a un anno dalla morte, la Biennale lo celebrò con una "sala omaggio". Interprete, a inizio secolo, dell'eredità di Segantini, dopo la Grande Guerra fu influenzato dal "ritorno all'ordine" e dalla svolta novecentista di Margherita Sarfatti. Negli anni Trenta ritrovò nella tavolozza schiarita, in una fresca e rapida immediatezza del racconto del paesaggio, un fare più autonomo, tenendosi a distanza sia dal classicismo sarfattiano sia dalla retorica fascista. Nella monografia, Gianfranco Ferlisi ripercorre la complessa vicenda umana e artistica di Archimede attraverso lettere e documenti (perlopiù inediti), cataloghi d'epoca e articoli in quotidiani e riviste: emerge così un ruolo da protagonista del suo tempo che troppo a lungo gli è stato negato.